Alcatraz Terra

Lo prendo io il tuo appello. Lo sento io, addosso, dentro. Lo vivo anche io.

Guardate cosa abbiamo perso, chi abbiamo perso

Ha fatto una foto articolata, precisa, limpida e cristallina, non della sua singola vita ma della società. In cui tutti viviamo. E che noi permettiamo.

Bene, siamo questo noi: quello che descrive benissimo Michele.
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Questo quadro è uno dei frutti di "Berluscalia".
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In realtà, non so da dove cominciare, cosa dire e cosa eliminare. Visto che dovrei scrivere un tomo alto un metro per dire tutto.
In verità, da sempre che provo questo stato di cose, d'animo: descrivere il mondo che vedo, nelle sua complessa e infinita totalità, fatta di mille e mille cose tutte collegate. Forse dovrei impegnarmi, un anno, 2, 3, e buttare su testo tutto quanto. E' il dilemma che mi dilania da una vita, questa ultima mia vita.


Ma sono diverso: non chiedo "per favore, ti voglio dare questo" o "grazie per aver ricevuto il mio dono". Piuttosto: suggerisco, solamente.
Lo faccio perché consapevole che,
se uno non ha la minima traccia di una visione delle cose, non può sapere, non ha colpe e per questo gliele offro, giustamente; come a me hanno dato tante belle cose in tanti, anche inconsapevoli di averlo fatto. Parlo sia cose pubbliche: film, letteratura, TV, ecc, che di situazioni private e che appartengono a poche persone: incontri nella vita vera, per esempio.
Ma, se ha una traccia, un sentore, un suggerimento, appunto, beh, allora sta a questo approfondire. Ed ho visto che nessuno vuole farlo.
Forse, anzi, non tanto che non vuole quanto: sicuramente, perché ormai berluscalizzato,

Come un drogato, anche se sa che la realtà senza droga sia la migliore, e la sente giusta, non ci riesce a smettere la sua classica vita, inteso come modo di vivere e intendere la vita (come descritto nella lettera di Michele, con tutti i difetti tipici di una società berslucalizzata)

Tuttavia, ogni mille ne incontro uno che, mi spinge a farlo, che sento "meritevole" delle mie, eventuali, fatiche.

So solo una cosa: sbaglio! Sempre e comunque. Sia per quello che dico che per quello che non dico.
Sbaglio anche i modi e i tempi, quando dico. Come in questo caso.

Come sempre, come se avesi un FATO che mi segue, è da un po' di giorni che volevo parlare di questo, quello descritto nella lettera.
E come al solito non fatto. (ps: prima, scrivevo, dicevo qualcosa, ma adesso, dopo infinite interazioni su G+, parlo e dico, e do sempre meno: non ne vale la pena. Niente vale niente.) E siamo arrivati qui, adesso, con questo intruglio mal scritto di cose. Non ci riesco, non è per me "esprimermi".


Quello che mi spinge di più a farlo, adesso, dopo esser stato ucciso mille volte, è uno dei dettagli che scrive Michele: "Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo".
Sono perfettamente d'accordo con lui. Ed è proprio per questo che: dovrei scrivere, avrei dovuto far di più.
Spiego: come Michele, che purtroppo per il mondo non c'è più: lo abbiamo perso, così come me, sono sicurissimo che ce ne siamo molti altri.
Solo che, sono altrettanto consapevole che: non sappiamo, l'un l'altro, che esistiamo: pensiamo, ognuno, di essere i soli e unici: sensibili, giusti, onesti, discriminati, maltrattati, ecc.

Esattamente come Michele, anche io ho provato dentro la mia pelle, tutto ciò che denuncia. Tra le differenze, che hanno permesso di essere io ancora qui, è che
io i 30 gli ho passati già da un bel po';
che ho sempre avuto altre prospettive di vita, senza invidiare mai nessuno, se non per il suo animo e intelletto (ma sempre invidia buona: "ti ammiro, vorrei essere come te");
che ho vissuto ultimo tra gli ultimi, fregandomene di soldi, lavoro, cose alla moda ecc.
Forse questi dettagli mi hanno salvato! Perché già è un incubo così, figuriamoci se si hanno prospettive e ambizioni (mi dispiace, ma non conosco la persona Michele; non è rivolta a lui) "leggermente infettate dallo 'schiavismo' berluscalizzato".

...PS: vedete? Come è difficile descrivere? Questa ultima parte: una persona che legge "berluscalizzato; berluscalia", mi prende per matto, fissato con B.. No, non parlo di B. e nemmeno di politica. Parlo di tutto un mondo (ecco che ritorna il libro alto un metro. Le fatiche mai fatte e che mai farò). "Berluscalia" è: Mass Media, modelli proposti(&imposti), Politica e molto altro!

Va beh! Sto scrivendo a caso. Senza nemmeno un minimo di impegno che mettevo, ad esempio, nei primi anni qui (prima di constatare che sprecavo solo fatica e tempo).
Meglio che mi fermi. Volevo solo dire... :/ ma NON si può fare, che scrivo e scrivo?

Comunque: se, anche partendo da un Post, poi magari una community, ....se diventassero "virali" certe cose, invece che le solite spazzature, magari i molti "Michele" in giro per l'Italia non si sentirebbero poi così soli soli. Ci si farebbe anche compagnia(istinto naturale primario); ma non è questo l'aspetto cardine, che è invece: "sapere che non sì è soli a questo mondo, che altri come te esistono, vivono, sopravvivono, e cercano di trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso, proprio, non ce l'ha!"

E non lo ha, no! Perché, se una vita la vive un uomo, l'uomo per natura è un "animale sociale", -> questa società è profondamente urtante e respingente, in molti sensi: ti uccide l'anima, ti spinge a delinquere, a prostituire la tua dignità, a "crescere secondo modelli che in realtà regrediscono nell'evoluzione personale come esseri superiori" ecc ecc ecc.
Scusate, ma devo fermarmi! NON riesco a NON collegare tutto il mondo! Questo schifo, malato, mondo! e parlare di solo una cosa. Come sarebbe meglio e sopratutto utile facessi.

(PS: dimenticate tutto quanto ho scritto: mi vergogno anche. Dimostro la mia demenza) :/ :( Scusa Michele, scusate tanti "io", se non vi ho raggiunti nemmeno con internet.


Ultimo ps: questa vita un senso non lo ha; almeno di non pensare di viverla da egoisti.
Ma l'egoismo è contro l'evoluzione umana, è regressione rispetto al punto della venuta in questo mondo con questa vita. ...Ecc, no?.
Una matassa inestricabile di problemi irrisolvibili.
Bene, forse è proprio questo il "bello della vita": cercare di viverla, fare (o NON fare) quello che siamo in grado di fare, secondo le nostre forze e capacità. Oppure, "vivere" galleggiando sui presupposti "gentilmente offertici" da qualche, miserabile o, grande altro uomo, vissuto prima di noi, o in contemporanea a noi. [le filosofie di base, i modelli vari, sempre di base, delle società: soldi, mercato (quelli espliciti e in chiaro), con poi: fotti il prossimo, ecc., cioè: tutti quelli impliciti, tacitamente vissuti dalla stragrande maggioranza di noi tutti].

Cercare di "crearlo noi un senso", anche se sì: :/
<<come fai a vivere in un mondo che ti respinge per come sei, anche se sei migliore degli altri (Ed è proprio per questo, come assurdo, il motivo per cui lo fanno. Almeno che non sei un "migliore 'comprovato' dal sistema: tipo VIPsy ecc");
un mondo dove senza soldi non puoi assolutamente vivere, o ti fa sopravvivere scippandoti continuamente la dignità;
dove un'anima potenzialmente "l'altra tua metà" non ti vede nemmeno perché non hai modo di "vivere" secondo i canoni classici, e che si concatenano l'un l'altro: soldi, lavoro, rispetto sociale (ps: il mio rispetto, grande, va invece al NON occupato, al non accettato per il suo essere profondo [e altro] Michele, e ai tanti come lui);
un mondo abitato da esseri umani senza un minimo di memoria del passato e di coerenza?>>



:/ va beh! Il mondo nessuno lo può cambiare! Non ci sono riusciti grandi personaggi del passato, e con visibilità enorme, figuriamoci noi piccoli, con un "blog su internet" che, per funzionare, avrebbe bisogno proprio dei "tossici che si vorrebbe disintossicare".
Sarebbe come chiedere a dei cittadini di un immenso luogo, di rompere i muri, lontani dal centro storico dove vivono, e che si fanno sempre più alti tra l'altro. Scoprirebbero che quelle mura in realtà non sono per tenere lontano i mali dall'esterno, ma quelli della loro, grande, immensa, fintamente dorata prigione!
Meglio "vivere" comodi. E se poi un'anima libera se ne va, beh, pazienza. Peggio per lui.
Alcatraz Terra.

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{Lettera di Michele}

Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.

Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.

Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.

A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.

Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.

Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.

Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.

Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.

Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.

Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.

Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.

P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto.

Michele


La lettera di Michele che si è ucciso a trent'anni perchè stanco del precariato e di una vita fatta di rifiuti

La denuncia dei genitori: "Nostro figlio ucciso dal precariato, il suo grido simile ad altri che migliaia di giovani probabilmente pensano ogni giorno di fronte a una realtà che distrugge i sogni". Michele ha scritto: "Non posso passare il tempo a cercare di sopravvivere". Ecco il suo scritto-denuncia

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